Funziona bene lo scanner iperspettrale ?

Abbiamo appena visto che due misure ripetute di pagine di profilazione stampate in tempi diversi, operando con accuratezza nelle misure e produzione, danno risultati ripetibili (nel nostro caso era parzialmente vero, poichè abbiamo evidenziato differenze fra la fase di linearizzazione della stampante e di profilazione successiva).

Riportiamo di seguito un’altra prova per verificare che la misura sia indipendente dal posizionamento del campione sul piano dello scanner; abbiamo voluto verificare quanto fosse fondata questa ipotesi (in particolare, il braccio che sposta lo spettrofotometro si muove mantenendo costante al distanza fra oggetto e telecamera?  è mantenuta la distanza focale?

Per fare questo controllo abbiamo rimisurato la pagina di profilazione SP1, dalla quale abbiamo calcolato il profilo Pa; questa volta la pagina è stata posizionata a caso sul piano di misura, lontano dalla precedente posizione di acquisizione; quindi abbiamo ricalcolato il profilo (chiamiamolo Pc); Se le misure sono ripetute correttamente, il profilo Pc deve  risultare uguale a Pa, cioè devono produrre gamut identici e le differenze fra le immagini profilate con le due acquisizioni devono essere non significative.

Confronto dei gamut generati Pa e Pc

I due profili Pa e Pc nel video non mostrano differenze significative nella forma; ricordiamo comunque che si tratta di misure differenti, che in quanto tale sono numericamente non perfettamente sovrapponibili.

Se i due profili sono equivalenti, la profilazione di un’immagine con gli stessi produrrà differenze non significative:

Osserviamo che il ΔE fra immagine simulata e originale  con il profilo Pc è 0.1, identico a quello ottenuto con il profilo Pa; osserviamo che con il profilo Pc la simulazione ha dichiarato che la percentuale di fuori gamut è circa il 3,7 %, mentre in precedenza era poco più di 6%. Questa differenza ritengo sia da imputare alla variabilità delle misure, non alla posizione dove è stata posta la pagina misurata. Una ulteriore riprova può essere data dal controllo della differenza fra le due simulazioni con profilo Pa e Pc

In questo caso il ΔE fra le due immagini profilate è 0.19±0.18, un valore ed una deviazione standard così piccole da assicurare che i due profili forniranno in futuro gli stessi risultati. E’ comunque interessante notare che il ΔE maggiore si ha nelle zone più scure dell’immagine, dove l’incertezza di misura è generalmente maggiore: comunque stiamo parlando di differenze veramente minime..

L’istogramma di distribuzione dei ΔE è praticamente tutto compreso nell’intervallo di valori 0..1. La risoluzione dell’istogramma adottata non permette in questo caso di visualizzare la distribuzione all’interno dell’intervallo, che comunque sappiamo avere una media di 0.19 ed una deviazione standard ρ=0.18

Possiamo quindi concludere che, nella prova effettuata, non è dimostrata alcuna differenza di misura legata alla posizione del campione sul piano dello scanner; quindi concludiamo che la distanza focale è rimasta costante, come auspicato..

Di cosa scriveremo nel prossimo articolo? Valuteremo le differenze nei risultati di profilazione adottando due serie di coloranti differenti; scopriremo come le caratteristiche dei diversi coloranti influenzino non solo la forma e dimensione dei gamut dei due profili, ma anche la loro riproducibilità, metameria, qualità del colore ed altro: in sintesi dimostreremo che l’idea di utilizzare uno scanner come una fotocopiatrice infallibile  non ha alcun fondamento, poiché la possibilità di riprodurre correttamente un’immagine dipende da 

  • Coloranti usati e loro estensione in saturazione e hue
  • Forma del profilo
  • Percentuale di immagine in/out gamut
  • metameria delle immagini originali
  • Metameria dei coloranti
  • e altro..

Lo scanner è solo uno dei fattori, un sofisticato strumento di misura, ma i colori acquisiti per essere riproducibili richiedono l’uso di una serie di coloranti e una stampante opportunamente selezionati allo scopo.

 

 

 

 

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