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Abbiamo concluso l’articolo sulla valutazione dei profili con una nota di rimando a questo articolo, poiché, da verifiche fatte con misurazioni successive, si è scoperto che le differenze fra i due profili P1 e P2 erano dovute ad errori di misurazione da parte degli operatori.
In breve: nell’esperimento precedente si era stampata la pagina di profilazione ( un file tiff a canali mandato alla stampante) in due tempi diversi; la prima stampa (SP1) , fatta qualche giorno prima, è stata usata per calcolare il profilo colore, che abbiamo chiamato P1; la seconda stampa (SP2) fatta assieme all’immagine profilata prodotta con P1, è stata usata per calcolare il profilo P2.
Poiché SP1 e SP2 sono stati ottenuti dallo stesso file, a uguali condizioni di produzione dei due processi, i rispettivi profili P1 e P2 dovevano essere identici (poiché parliamo di misure, il significato di identico deve essere inteso in modo statistico..)
Invece, una nuova verifica sui dati utilizzati nell’ articolo, fatta dopo la pubblicazione, ha dimostrato che le differenze rilevate fra i gamut P1 e P2, non erano dovute solo a differenze nel processo di stampa e cottura da parte del cliente (come inizialmente ipotizzato) ma anche a diverse condizioni di uso dello spettrofotometro durante la misura delle pagine di profilazione.
Questa scoperta è l’occasione per ribadire l’importanza della standardizzazione anche del processo di acquisizione da scanner, un’attenzione che gli utenti del software non considerano importante, ma che è obbligatoria alla buona riuscita del processo di produzione digitale.